L’isola di Pantelleria è una gemma di roccia incastonata nel canale di Sicilia, a soli 70 km dalle coste tunisine.

Una vacanza sull’isola è un’esperienza unica per chi ama il mare e la natura incontaminati, per chi sa apprezzare i colori e i sapori forti come i capperi ed il passito di Pantelleria, prodotti tipici dell’isola, da tempo famosi in tutto il mondo.

Pantelleria è la più grande tra le isole circumsiciliane e la quinta italiana dopo Sicilia, Sardegna, Isola d’Elba e Isola di S. Antioco. Conta 7500 abitanti e costituisce la parte emersa di un edificio vulcanico che si eleva di ca. 2000 m dalla pianura abissale del Canale di Sicilia.
L’isola è formata da rocce acide uniche al mondo, tanto da prendere il nome di Pantelleriti: sono le inconfondibili rocce verdi, spesso tempestate da minuscoli cristalli grigio ferro che affiorano lungo la strada che dall’aeroporto porta verso il Lago e Cala Cinque Denti.
Le prime esplosioni vulcaniche che originarono l’isola risalirebbero a circa 500.000 anni: la Montagna Grande, è un segno tangibile della fase vulcanica esplosiva dell’isola.
Uno dei più importanti eventi vulcanici si ebbe circa 45.000 anni fa, quando un’eruzione di eccezionale potenza ricoprì l’intera isola. Tale fenomeno causò il collasso successivo dell’edifico vulcanico principale con conseguente formazione di un’ampia “caldera”, il cui bordo è tuttora visibile in varie zone dell’isola (Serra di Ghirlanda, Costa Monastero, Costa Zinedi). Gli ultimi fenomeni vulcanici furono l’eruzione del 1831 che portò all’emersione dell’Isola Ferdinandea, ben presto tornata negli abissi, e quella sottomarina del 1891, che interessò il mare antistante l’abitato di Pantelleria.

il mare e le rocce di Pantelleria

Le asperità del territorio vulcanico hanno portato ad una continua lotta dell’uomo contro la natura il quale ha determinato importanti trasformazioni del territorio. Ne sono chiara testimonianza gli innumerevoli terrazzamenti, con la loro fitta rete di muretti a secco, per ovviare alla elevata inclinazione dei terreni ed impedire che la terra scorresse verso il mare con le piogge; basti pensare ai termini Garca, Marghiettu, Mataretta, Runcuni, Tanca che danno i nomi ai diversi terreni a seconda della forma e della posizione.
Inconfondibili le stesse abitazioni tipiche in pietra lavica detti “dammusi” e i caratteristici “jardini”, vere e proprie fortificazioni circolari a protezione in particolare degli alberi di agrumi.

Nata dal vulcano e resa abitabile sfruttando ciò che il vulcano ha regalato, Pantelleria è come immersa nel fiato di un gigante che dorme. Ne sono testimonianza gli innumerevoli fenomeni vulcanici secondari ben visibili sull’isola: le sorgenti di acque calde (40° – 90°) nelle zone del lago “Bagno dell’Acqua” di Cala Gadir, delle grotte di Nikà e Sateria e del Porto di Scauri; le emissioni gassose di vapore acqueo ed anidride carbonica delle Favare, Fossa del Russo, Monte Gibele; i Bagni Asciutti, vere e proprie saune naturali: uno in località Kazzen e l’altra in località Benikulà; le Buvire in località Cala Gadir, Cala Tramontana, Cala Cottone; infine fenomeno opposto a quello delle saune è quello della grotta del freddo “pirtusu du nutaru” in località Bukkuram.

L’isola offre paesaggi, ora brulli, ora tetri, ora rigogliosi, che fanno perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Da un paesaggio roccioso si passa alla più folta macchia, incontaminata, dai profumi unici al mondo, che finisce col tuffarsi nel blu intenso del mare. Splendida la sua costa mai monotona: pietre frastagliate che si alternano a scogli lisci e a vere e proprie sculture naturali nella roccia. Facili accessi al mare si contrappongono a strapiombi mozzafiato, che spesso nascondono meravigliose grotte dalle acque cristalline.

Il clima di Pantelleria

Dal clima tipicamente mediterraneo, Pantelleria presenta un’inverno abbastanza mite, con una temperatura media che oscilla tra i 9 ed i 14°C, mentre d’estate la temperatura in media è di 25°C, per una media annua di circa 18°C.
Caratteristica peculiare del clima pantesco è il vento, presente per circa 337 giorni all’anno. Esso esercita un effetto disseccante e il suo impatto con i rilievi determina anche la formazione di nebbie, soprattutto sulla cima della Montagna Grande, con effetto mitigante sul clima. Per quanto riguarda la pioggia, si alternano anni di prolungata siccità ad anni di benefica abbondanza, in media 350 mm annui.

La storia di Pantelleria

La Storia di Pantelleria inizia circa 5000 anni fa, quando vi si insediarono i primi abitanti dell’isola, i “Sesioti”, proveniente forse dall’Africa forse dalla Spagna, attratti dalla presenza di ossidiana, l’oro nero del tempo.
I Fenici, approdati nel IX sec a.C , trasformano l’isola in un’importante base per i loro commerci con la vicina Cartagine, intensificando la produzione agricola con l’introduzione della coltura della vite ad alberello e con la costruzione di cisterne sotterranee, espediente utilizzato ancora oggi per raccogliere l’acqua piovana.
La fenicia Yrnm, (isola degli uccelli starnazzanti), ebbe momenti di autonomia politica, prosperità e gloria che le fecero addirittura battere moneta.
I Romani non colonizzano l’isola, ma si limitano ad occuparla militarmente ribattezzandola Cossyra e regalandole un periodo di grande prosperità e ricchezza, destinato a svanire con la crisi dell’Impero Romano nel 439, anno in cui Pantelleria diviene terra di conquista per i Vandali.
Nel 551 Pantelleria passa sotto il dominio Bizantino e attraversa ancora un periodo travagliato che si alterna a periodi di dominazione araba. Nel 700 gli arabi distruggono Pantelleria e ne massacrano la popolazione.
Nell’835 gli arabi si insediano stabilmente sull’isola favorendo l’inserimento di popolazioni berbere del Nord Africa che a Pantelleria hanno lasciato i segni più tangibili del loro passaggio: da una vera e propria Kasbah nel centro abitato di Pantelleria, parzialmente distrutta durante la guerra, ai nomi delle contrade, dalle case tipiche (dammusi), ai modi di vivere.
Con gli arabi l’agricoltura diviene attività economica prevalente, con l’introduzione di nuove piante tropicali, come cotone e canna da zucchero, accanto alle tradizionali colture mediterranee.
Denominata dagli arabi Bent al-Ryon (Figlia del vento), Pantelleria vede la pacifica convivenza tra musulmani e cristiani, i primi retti da un prefetto musulmano, i secondi da un governatore siciliano, entrambi di nomina del re di Sicilia.

Tale dominazione dura fino all’XI sec. quando nel 1087 le repubbliche marinare del mediterraneo si alleano per cacciare i mussulmani dalle terre cristiane. Nel 1123 i Normanni sbarcano a Pantelleria, per annetterla al Regno di Sicilia; ad essi seguono gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi che determinano un nuovo flusso di immigrazioni testimoniato dai nomi di molte famiglie locali: Ferrandes, Errera, Belvisi…

Nel 1713 l’isola passa sotto il ducato dei Savoia e nel 1720 dell’Austria. Sotto i Borboni dal 1734 l’isola diventa uno degli undici porti militari di Sicilia.

Nel 1861 Pantelleria viene annessa al Regno d’Italia e da questo momento in poi la sua storia, è legata alla storia nazionale. Un ruolo particolarmente importante le spetta durante la seconda guerra mondiale, per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo.
Nel maggio del ‘43 la liberazione dell’Italia dal fascismo inizia proprio da Pantelleria con quello che è passato alla storia come il più massiccio bombardamento americano di tutta la guerra: l’isola, sotto assedio per 35 giorni, viene bombardata con 17 tonnellate di bombe, il paese distrutto e il tutto filmato per fini strategici e propagandistici.

La gastronomia di Pantelleria

La gastronomia pantesca risente degli apporti dei vari popoli che hanno dominato l’isola, soprattutto degli arabi. Dominante è la tradizione contadina: innumerevoli sono infatti i piatti tipici che hanno come ingredienti base le verdure.

Citiamo la Sciakisciuka (patate, peperoni e melanzane in umido), la Cucurummà (zucchine pantesche e patate in umido), la Cipuddrata (cippole fritte con un po’ di aceto e usate in genere come contorno ad una frittura di pesci), le saporitissime caponate in agrodolce, le zucchine pantesche ripiene, i “Pumadori sciutti” (grossi pomodori rossi essiccati al sole e conservati sott’olio per essere serviti come antipasto), i tradizionali Ravioli amari ripieni di ricotta e l’ “Ammogghiu”, condimento a base di pomodoro crudo, olio, aglio, basilico e peperoncino, usato per condire la pasta o per accompagnare i pesci alla brace.
Dalla vicina Africa arriva il Couscous di pesce, arricchito da una varietà di verdure e legumi e servito in genere come piatto unico. Da non dimenticare le fantasiose insalate con pomodori e patate lesse, arricchite dai capperi di Pantelleria, dal finocchietto di mare sott’aceto e dall’origano pantesco, dal profumo inebriante e unico.
Il pesce viene sempre cucinato in modo semplice, alla griglia, al forno, essiccato al sole o in deliziose zuppe: ricciole, dentici, saraghi, cernie, pesce spada, aragoste e ancora i ricci, patelle e i Migroci, particolari granchi della scogliera.

mustazzola di Pantelleria

Dall’oriente proviene invece il tradizionale dolce pasquale: il Cannateddru, fatto di pasta dolce e decorato con variopinte uova sode. I Mustazzola invece provengono dalla tradizione araba: sono dolci natalizi decorati dalle pazienti mani pantesche, nelle lunghe serate invernali, e fatti da una semplice sfoglia ripiena di un impasto di semola, miele o vino cotto, cannella, scorza di mandarino grattugiata ed altre spezie. Altri dolci da gustare sono i Ravioli Duci ripieni di ricotta o crema pasticcera, gli Sfinci (frittelle intinte nel miele), i Cassateddri, ripiene di ricotta o crema ed i Pasticciotti.

Il passito e il moscato di Pantelleria

La coltivazione del Moscato di Pantelleria risale all’occupazione dell’isola da parte dei Romani: in alcune opere dell’antichità è stato trovato il protocollo di produzione del Passito, il “nettare degli Dei”, che prevedeva già l’essiccamento dell’uva, la fase di fermentazione e quella dell’invecchiamento.
Con la colonizzazione degli Arabi si afferma definitivamente la cultura dell’uva Zibibbo (o moscato di Alessandria in quanto originaria di Alessandria d’Egitto) e dei capperi.
La denominazione “Moscato di Pantelleria” e “Passito di Pantelleria” è stata riconosciuta nel 1971 e spetta ai vini ottenuti esclusivamente con vitigno zibibbo sottoposte in tutto o in parte ad appassimento al sole.

I dammusi di Pantelleria

Il dammuso, nella sua forma tipica, è composto da un grande locale, sala, su cui si affaccia la camera da letto principale, l’arkova, chiusa da una tenda, e da un kammarinu ossia la camera da letto per i bambini, ma anche ripostiglio o dispensa. Al dammuso principale si affiancano spesso costruzioni adibite a cucina, a deposito, a stalla o a cantina. All’esterno, davanti al prospetto principale, troviamo un terrazzo, delimitato lungo tutta la sua lunghezza dalla ddukkena, un vero e proprio sedile in muratura.

dammuso

Altra caratteristica importante nella definizione di dammuso è il tetto a cupola, che crea internamente delle alte volte. Le cupole, con la loro maggiore superficie riscaldata dal sole, hanno lo scopo di far si che all’interno del dammuso non ci sia umidità e costituiscono un ampio spazio per l’essicazione di alcuni prodotti agricoli. Tuttavia il compito principale della cupola è consentire la raccolta dell’acqua piovana nella jisterna, immancabile riserva d’acqua. A tal fine i bordi del tetto sono più rialzati rispetto alla base della cupola per far confluire più facilmente l’acqua nelle apposite kanallata.

La più antica tecnica di costruzione del dammuso, la cosiddetta casciata, prevedeva la realizzazione di due pareti di pietre più grosse, una interna ed una esterna e un’ intercapedine riempita di pietruzze. Con questo tipo di tecnica i muri potevano arrivare a misurare anche 2 metri di larghezza presentando diversi vantaggi: l’utilizzo di materiale di scarto; la possibilità di ricavare armadi (stip-a-mmuru) e nicchie (kasène), il mantenimento del microclima interno (fresco d’estate e caldo d’inverno).
L’esposizione del dammuso tiene sempre conto di due fattori principali: il riparo dai venti più intensi e freddi (le pareti esposte a nord sono prive di aperture) e la garanzia della maggiore quantità di luce possibile.

La costa e le infinite cale di Pantelleria

Pantelleria sorge in riva ad un mare verde-smeraldo o blu limpidissimo. Gli stupendi fondali variano per colori cromatici e profondità e sono fra i più intatti del Mediterraneo, popolati da una ricca fauna ittica. Attrazioni suggestive sono il Parco Marino e i siti archeologici subacquei dell’epoca punico-romana.

l'arco delle'elefante

Le località balneari più celebri sono Suvaki con la sua costa bassa e liscia, Sateria, nota per la grotta termale e leggendaria alcova della Ninfa Calipso e di Ulisse, Scauri, l’antico approdo romano, Punta Fram dalle colate laviche pietrificate in forme insolite, la cala del Bue Marino, Karuscia, Kattibuali, cala Cinque Denti, il Laghetto delle Ondine, cala Tramontana, Cala Gadir, il Faraglione, cala Levante, Balata dei Turchi, con l’antichissima cava di ossidiana, il porticciolo di Nicà.
L’Arco dell’Elefante merita una segnalazione speciale: è un incredibile monumento naturale di Pantelleria.

Terme e salute

Le splendide risorse naturali offerte da Pantelleria consentono innumerevoli attività: saune e bagni in acque naturali termali, nuoto, trekking ambientale ed archeologico, snorkelling.

specchio di venere

Il lago “Specchio di Venere”, alimentato da acque meteoriche e da sorgenti termali, presenta acque con una temperatura che varia dai 18°C ai 56°C. Le sue sponde sono costituite da fanghi, noti per le proprietà terapeutiche e cosmetiche dove, la leggenda racconta, persino la dea Venere soleva ritemprarsi.
Il Bagno Asciutto della Grotta di Benikulà è una sauna naturale in località Benikulà, lungo il costone della Montagna Grande: ha un frigidarium esterno, circondato da sedili di pietra con vista panoramica sulla grande piana di Monastero, e un vano interno alla grotta, in cui da una spaccatura profonda fuoriesce in modo intermittente vapore acqueo a circa 38°C. E’ utile per curare i dolori reumatici o semplicemente per eliminare le tossine.

Ci sono numerose sorgenti termali nel mare.
Cala Gadir offre le vasche termali più accessibili e a cielo aperto , spesso affollate durante il giorno consentono splendide bagni nelle notti di luna o all’alba. Apprezzate fin dall’antichità, le acque delle sorgenti, particolarmente dolci ma ricche di sali minerali, servono per curare soprattutto artrosi e reumatismi e hanno una temperatura che va dai 39°C ai 50°C. Sulle pareti delle vasche nasce una speciale qualità di alga molto efficace per la cura di sinusiti, raffreddori e piccoli problemi respiratori.

La Grotta di Sateria è una grotta naturale sul mare che offre tre vasche termali coperte e facilmente accessibili in cui confluiscono sorgenti d’acqua calda ad una temperatura di circa 40°C. Recenti studi la identificano con la grotta di Calipso nell’isola di Ogigia narrata da Omero.

Le acque termali di Cala Nicà fuoriescono fra gli scogli della costa mescolandosi subito con l’acqua del mare. La temperatura dell’acqua si aggira tra 85°C e 100°C. Come quelle di Gadir, Sateria e Scauri, hanno senza dubbio virtù terapeutiche. Nelle vicinanze si trovano piccoli depositi di zolfo, incrostazione di silice idrata e di allume.

Le Favare sono getti di vapore acqueo che fuoriescono ad intermittenza da fessure nella roccia, talora accompagnati da emissioni di anidride solforosa e da acido solfidrico. Possono raggiungere anche i 100°C. Le rocce alterate dai gas acidi e dal vapore acqueo caldo hanno assunto nelle vicinanze delle bocche di vapore un colore rossastro-mattone.